La psoriasi è una malattia infiammatoria, immuno-mediata della pelle (ma non solo), con una prevalenza nella popolazione generale italiana stimata pari a 2,8% con un eccesso di casi nel sesso maschile rispetto a quello femminile.

La psoriasi nella forma più comune, psoriasi cronica a placche, è caratterizzata da placche eritemato-desquamative localizzate frequentemente sulle superfici estensorie del corpo e al cuoio capelluto (Fig. 1). Le lesioni possono associarsi a prurito, bruciore e occasionalmente sanguinare. Alterazioni distrofiche delle unghie si osservano in più di un terzo dei pazienti.

L’attività della malattia presenta ampie variazioni tra individui e nello stesso individuo in differenti periodi di tempo.

Alla comparsa della psoriasi, concorre una predisposizione genetica e l’influenza di svariati fattori ambientali. Tra i principali fattori di rischio (potenzialmente modificabili) che possono favorire la comparsa e influenzare l’espressività clinica della malattia, sono: il fumo di sigaretta, le infezioni (specie le infezioni streptococciche associate alla psoriasi guttata), alcuni farmaci (interferoni, sali di litio), il sovrappeso e l’obesità, i traumi fisici e gli eventi di vita stressanti.

Dal punto di vista patogenetico, la psoriasi è conseguente a una risposta linfocitaria esagerata e prolungata nei confronti di (auto)antigeni epidermici (ad es. catelecidina), favorita da una predisposizione genetica relativa a geni sia dell’immunità innata sia adattativa. I linfociti coinvolti sono soprattutto i linfociti Th17 che rilasciano citochine, quali interleuchina-17 e TNF-a, che sono a loro volta responsabili delle alterazioni tessutali.

Da questo modello derivano gli sviluppi più recenti nella farmacologia clinica della psoriasi che implementano i trattamenti convenzionali (topici: combinazione di steroidi e derivati della vitamina D oppure sistemici: metotrexate, ciclosporina e l’acitretina) e che comprendono i cosiddetti farmaci “biologici” prodotti attraverso sofisticate biotecnologie. Quest’ultimi sono rappresentati da anticorpi monoclonali, in particolar modo quelli diretti contro il TNF-a: infliximab, adalimumab e contro l’IL-12/23 e IL-17, rispettivamente ustekinumab e secukinumab.

I farmaci biologici non hanno, in generale, la tossicità d’organo che può gravare sui farmaci convenzionali. Tuttavia, per i farmaci anti-TNF-a esiste un modesto incremento di rischio per infezioni soprattutto con l’impiego di infliximab.

Particolare attenzione deve essere prestata alla riattivazione di infezioni latenti come la tubercolosi (TBC). Per questo è indicato fare uno screening per TBC latente, epatite virale B e C e infezione da HIV, e monitorare i pazienti durante il trattamento. Tra le possibili reazioni avverse ai farmaci biologici vi sono le rarissime reazioni da ipersensibilità immediata o ritardata e i potenziali effetti connessi con uno sbilanciamento delle citochine (cytokine imbalance syndrome) con possibile riduzione di alcune risposte immunitarie o con lo sviluppo di auto-immunità (https://www.pacinimedicina.it/wp-content/uploads/Layout_4B_Girolomoni.pdf).

Inoltre, i farmaci anti-TNF-a possono aggravare un’insufficienza cardiaca congestizia grave o scatenare malattie demielinizzanti, considerando tuttavia che si può avere, nel tempo, una riduzione di risposta ai trattamenti biologici.

A tal proposito, proprio nell’ottica di bilanciare l’espressione citochinica, ridurre gli effetti collaterali e migliorare la risposta dei trattamenti farmacologici in essere, soprattutto nelle problematiche dermatologiche (in particolar modo nella psoriasi), il Chaga trova un suo importante razionale di utilizzo.

Inonotus obliquus (Fungus betulinus), comunemente noto come Chaga (latinizzazione del termine russo "чага"), birch fungus, white rot fungus, kabanoanatake (in giapponese), è un fungo della famiglia delle Hymenochaetaceae e parassita principalmente degli alberi di Betulla ma anche di altri alberi (Quercia, Ontano e Faggio) che può essere raccolto solo quando gli alberi sono vivi o appena tagliati. Infatti, sembra che sugli alberi secchi o caduti, il fungo muore e il contenuto di composti attivi diminuisca drasticamente (Shashkina et al., 2006).

Il Chaga è caratterizzato da una forma irregolare e dal tipico color carbone (nero a causa della presenza di elevate quantità di melanina) che identifica lo sclerozio o micelio del fungo (diverso dal corpo fruttifero; Balandaykin et al., 2015).

Comunemente utilizzato come rimedio popolare in Russia e in altri paesi dell'Europa settentrionale per diversi disturbi, in particolar modo a carico dell'apparato digerente, è oggi ampiamente studiato per le sue numerose potenzialità in campo medico (Zheng et al., 2010).

Nonostante il suo ampio utilizzo, soprattutto in Russia, Polonia e città del Baltico, si sono riscontrati solo due studi clinici in letteratura, ed entrambi hanno più di 30 anni (vedi tabella 1). Inoltre, non sono stati condotti studi controllati per valutare la sicurezza di I. obliquus, come per molti funghi infatti, la maggior parte delle prove di sicurezza ed efficacia sembrano essere basate proprio sul lungo uso tradizionale (Frost et al., 2016).

I β-glucani del Chaga esercitano attività immunomodulanti, legandosi al recettore del complemento 3 e attivando un’importante modulazione dell’espressione citochinica. Nello specifico, sembra che le azioni immunomodulanti e antinfiammatorie siano attribuite alla riduzione dei livelli di IgE (anticorpi associati a reazioni allergiche intense), nonché alla soppressione di importanti modulatori pro-infiammatori (per altro implicati proprio nella psoriasi) come: NO, PGE2, iNOS, COX-2, TNF-α, IL-1β, e IL-6 (Mishra et al., 2012; Debnath et al., 2013).

Sono stati identificati negli estratti di Chaga gli acidi: ossalico, gallico, protocatechuico e p-idrossibenzoico (Glamočlija et al., 2015). Inoltre, proprio per la carenza di dati scientificamente provati riguardo ai potenziali effetti collaterali, vista la significativa presenza di ossalati e un caso segnalato di nefropatia (Kikuchi et al., 2014) sarebbe da sconsigliare in caso di insufficienza renale, iperuricemia o gotta.

Da sconsigliare inoltre se il paziente sta assumendo farmaci antipiastrinici o anticoagulanti: l'estratto di Chaga può avere effetti additivi sull'aggregazione piastrinica (Hyun et al., 2006); da sconsigliare anche in pazienti che assumono ipoglicemizzanti: studi in vitro suggeriscono che può avere effetti additivi nell'abbassare i livelli di zucchero nel sangue (Ying et al., 2014).

 

BIBLIOGRAFIA:

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Debnath T, Park SR, Kim DH, Jo JE, Lim BO. Anti-oxidant and anti-inflammatory activities of Inonotus obliquus and germinated brown rice extracts. Molecules. 2013 Aug 2;18(8):9293-304.

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Mishra SK, Kang JH, Kim DK, Oh SH, Kim MK. Orally administered aqueous extract of Inonotus obliquus ameliorates acute inflammation in dextran sulfate sodium (DSS)-induced colitis in mice. J Ethnopharmacol. 2012 Sep 28;143(2):524-32

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